lunedì 4 marzo 2013

Le linguacce del mattino

Un'ombra rossa sui tetti, i comignoli ancora più impertinenti, il tempo di fare una linguaccia, e il mattino sembra già andato.

Un passo o un pensiero più incerto, sfumati senza preavviso; tutti già seri e cupi, in una marcia automatica. Solo a sforzarsi resta la percezione di un resistente, e vago, rossore. La smorfia di un bambino e il grido della vicina al gatto (che cosa hai fatto?) rimbombano ugualmente, come un saluto, un aiuto ad avvertire ancora le linguacce del mattino, allergico alla severità.

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