Io che fremo all'idea di non votare nel referendum scozzese (anche se non saprei cosa votare, su Arguta Paffuta, non andare sempre per il sottile), che ho scritto il piccolo manuale dell'autonomia (poi l'ho perso, ma anche questa è un'altra storia) e che non mi faccio spostare nemmeno la macchina (pur non essendo un diesel) canto volentieri questa canzone.
Prima sbircio l'uccellino nel nido su Pinterest, arruffato, indeciso, ma con l'ombra del sorriso, perché sa che potrebbe volare, presto. Che deve. Agito una zampina anch'io, e devo brontolare per non riconoscere la meta.
Non va che volo sempre da te. E nel mio cielo, una stella una sola c'è... Non va che penso troppo per me e darmi un senso è difficile senza te... Così scrive Umberto Tozzi.
Sì, anch'io sono un passerotto un po' diffidente, che non si spaventa però a un canto, e sono in pista. Arrivo, ti ascolto, ti contemplo. Non va che volo... Ma dopo un battito d'ali non mi ricordo più, dalla felicita.
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