Chissà perché oggi mi viene in mente una cena dal mio Presidente. Semplice e vera, alla sua tavola in taverna, quando lui da un pezzo non guidava più la mia Pro Patria.
Ci aveva messo i soldi e il cuore, Giancarlo Colombo. E i suoi occhi brillavano ancora al solo nominare i colori. Lo ricordo tranquillo e garbato, attento a come gli amici accoglievano le sue delizie, e non meno al suo amatissimo gatto. Si prendeva cura degli altri, come sembrava venirgli naturale.
Mi ricordo questa cena, perché ne sento troppe, forse. Mi scorrono via, perché io ho imparato poco in questi anni, abbonamento dopo abbonamento, tra gli abbracci e le lacrime, ma certo credo che se si ama, se si coltiva un ideale, piccolo o enorme, nessuno possa ferirlo.
Alla tavola del mio Presidente, tutti erano amici. E mi vengono in mente i pasti condivisi anni fa all'occupazione dello stadio da parte della squadra (c'era Novelli, problemi?) e quella sensazione di essere uniti nella difficoltà, più bella quasi di una vittoria sul campo.
Io ho ancora fame di questo, che si chiama sport, ascolto, umiltà, mettersi al servizio gli uni degli altri.
Buona Pasqua, Pro Patria, a te e a chi ti ama, chi cerca di fare il tuo bene, chi non giudica senza metterci il cuore e chiunque voglia credere nel calcio delle radici.