Ogni tanto lascio cadere i biscotti nel caffè e latte d’avena. Aspetto che si sciolgano, con un brivido ribelle. Da piccola, lo facevo perché imitavo il nonno, anche se mi buscavo un blando rimprovero: io mica ero costretta a fare così, per riuscire a mangiare i biscotti.
Eppure era quello il bello: ne avevo semplicemente voglia.
Così come ogni tanto corro nel piazzale delle poste a guardare la primavera, breve e traboccante. Prima, lo facevo con la consapevolezza del fat(t)o che quello spettacolo di fiori fosse destinato a sgretolarsi presto. Ora accorro e ringrazio di avere un altro giorno, ancora, in cui rendere grazie per questa bellezza, e non solo.
Ogni tanto gesti che sussurrano o urlano solo quello, quindi forse tutto: la voglia di vivere.
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