Nella manciata di tempo per me, quella ricavata con ostinazione vacillante, volevo vederne un frammento dopo che mi aveva mostrato il trailer la terapista.
The Father, nulla è come sembra.
Non pensavo mi avrebbe trascinato fino al fondo della notte. Fino al fondo mio, quello che non riuscivo a mettere a fuoco nel buio né a raschiare: ho creduto per un po'.
Invece, è accaduto. Ho guardato fino all'ultimo istante, con un disorientamento crescente che sfociava in ribellione. Io non posso, io non voglio far fronte a tutto ciò: io non sono capace.
Sono occorse alcune ore per rendermi conto che stavo guardando da una prospettiva errata. Che questo è ciò che accade, semplicemente (parola che cozza con il dolore), a una mente, spero non a un'anima. Che se io mi sento spaesata e indifesa, lui o lei ancora di più. Che dev'essere terribile ogni volta vedere un volto diverso, sconosciuto, intendere parole e perderle, capovolgerle, scagliarle, inghiottirle.
Nulla è come sembra, per una persona malata di Alzheimer. E credo, a ciascuno di noi. Non c'è niente che si possa fare, solo una carezza, un gesto, un film, un disegno da colorare insieme, lo sguardo che corre a una stella e forse non la trova più, ma intanto ha tracce della sua luce.
Nessun commento:
Posta un commento