Già, giorni orribili: la bottiglia di Talisker è ancora confezionata, eppure mi avrebbe aiutato - quel dito minuscolo e incommensurabile di whisky - a ragionare per distrarmi. Solo a guardarla mi viene in mente un episodio che si innesta sulla riflessione fatta recentemente dal mio compagno di incursioni musicali. Ma sì, è un tarlo che ho in testa da qualche giorno, ne ho già parlato. Sono musicalmente maschilista? A parte Patti Smith, non ho un mito musicale femminile. E Patti, diciamocelo, è un uomo, e così le faccio un complimento, quindi mi sento in colpa.
Ha ragione il mio amico. Il Talisker, che in questi giorni non posso bere, occhieggia e lo detesto per un attimo, perché mi va venire in mente un episodio di cui andavo pure fiera.
Edimburgo, piovoso - figurati - luglio. Torniamo in albergo, due miei amici e io ci fermiamo al bar. Uno si prepara a ordinare acqua, l'altro cherry dolce. Ma sono cavalieri e lasciano la parola a me. Io prendo un dito di Talisker, per sognare meglio. Il barista mi chiede: with ice? E io rispondo di no, con reale espressione scandalizzata, perché il ghiaccio non mi piace nel mio caro whisky. Il barista mi guarda con ammirazione e dice agli altri avventori: She's a real man. La tragedia è che a quel punto uno degli amici si sobbarca l'acqua con aria umiliata, e l'altro chiede lo sherry. Ma cogliendo l'espressione disgustata del barista, precisa: secco, please.
Non provo più orgoglio, adesso. Penso: sarò mica maschilista davvero, e non solo musicalmente? Proprio io, che mi incavolo come una biscia, quando mi trattano da femminuccia.
Ah, questa riflessione ha bisogno di un Talisker. Vero, non solo da guardare.
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