La mia ammirazione per il Pif è dichiarata, e quando vedo una sua puntata de "Il testimone" e posso fermarmi, lo faccio senza esitazioni. Perché la sua è vera inchiesta giornalistica, con coraggio, con ironia, con leggerezza che non vuol dire fermarsi alla superficie, anzi. Ti rimane tutto sotto pelle, sospeso tra il sorriso e il disagio.
E' poi ancora più raro che avverta questo bisogno di fermarmi, quando la puntata è una superreplica. Ma quei bambini di strada in Brasile, guidati da un pallone che è una speranza, o soltanto un sogno, non vanno solo visti. Vanno rivisti, riascoltati, abbracciati. Li hai conosciuti nelle favelas, li vedi in palestra e poi nel campus della Roma. Ti aggrappi alle loro storie e vorresti sognare, come sembra volere Pif.
Pif-finho o come diavolo si scriverà, non importa. Facci sempre sognare, con quel sottile senso di disagio, finché troviamo la forza di cambiare qualcosa, a partire da noi e dalle nostre illusioni.
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