Questa parola che non ha la morbidezza dell'italiano mi fa gustare ancora di più il pensiero della meraviglia che scoprimmo in cascina.
Per me prima era un oggetto inesistente, che esploravo direttamente nel cibo di turno o sbirciavo in frigo, con codesta forma: un involucro stampato e ufficiale, che si apriva e mostrava bianca compattezza. Lo chiamavano burro.
Quando, piccina, vidi la contadina porgermi un panetto giallo e simpatico, mi dissero che era bütei. E anche il palato me lo raccontò. Da allora andare in cascina fu una festa, attorniata da mucche e capre curiose, e pronta a scoprire altre meraviglie.
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