Non riesco a contare le file, tanto meno le sedie disseminate in fiera. Intuisco solo che la maggior parte dei presenti, in attesa del vaccino, sta manovrando il cellulare. Per comunicare, postare, qualcuno scatta foto a sé e tutto attorno.
Io, con me ho un libro. Non è un libro qualsiasi, ammesso che di libri qualsiasi si possa in qualche occasione parlare: è il regalo di un amico, un uomo che quando racconta, ti fa capire un mondo; quando legge, persino di più. Ci conosciamo da diversi anni ormai, ma è la prima volta che ho tra le mani un testo scelto da lui. Questa mattina, prima di andare a MalpensaFiere per sottopormi alla vaccinazione e alla speranza, ho guardato nella borsa che mi ha consegnato lui ieri, ricca di storie, e ho scelto questa.
Faccio così fatica, ultimamente, a ritagliare il tempo in cui leggere davvero, senza essere interrotta da trilli o vibrazioni, che potrebbero benissimo aspettare. Volevo solo averti accanto, si intitola questo libro, e penso d'istinto a chi vorrei qui, a parte chi è dovuto rimanere fuori ad attendermi con trepidazione.
Vorrei mio padre, ovviamente. Marco, perché ho bisogno di una sua risata, di un suo "Mari" con la erre arrotondata. Penso al mio caro amico, che chiamavo "il capo" e lo facevo perché lui sollecitava che io mi rivolgessi a lui con un familiare "tu", o mi chiedeva comunque di chiamarlo per nome. Ma io, per la differenza d'età e il rispetto che nutrivo per lui, non osavo.
Allora, a inventarmi questa formula, che lo faceva ridere e gli andava a genio: capo.
Buona settimana, capo.
Glielo scrivevo il 15 marzo 2021, quando era ricoverato nel reparto Covid. Ma ne uscirà, lui è tosto - mi dicevo -, lui ha un sogno importante da completare.
Quattro giorni dopo, non mi avrebbe risposto più. In testa, non posso cancellare il messaggio in cui mi raccontava l'avvio del calvario, l'iscrizione al portale della Regione il 17 febbraio, nessuna chiamata, poi a presentarsi è stato il virus.
Io oggi sono qui e avverto tutta la fortuna di poter avere questo vaccino. Avverto molta gratitudine verso quelle donne e quegli uomini che hanno lavorato giorno e notte per darcelo. Avverto molta rabbia - non posso negarlo - pensando a ciò che si è inceppato in questo inizio d'anno condannando troppe persone, come "il capo".
Io sono qui, con un libro, mentre un amico a tre file di distanza mi scrive che gli sembra di essere in un film. Ci chiamano, una fila dopo l'altra si scioglie e si ricompone. Non voglio mollare il mio romanzo fino all'ultimo, anch'esso racconta di dolore e di ricerca della speranza, come della verità: piani surreali si incastrano e scivolano via.
Quando anche la mia fila viene convocata, entro nello spazio con le varie postazioni. Non so quante volte io ci abbia messo piede in questi mesi per raccontare degli altri, ma adesso non ho niente da raccontare: devo solo provare a vivere. Qui mi rendo conto che dovrò tenere in borsa il libro, perché non c'è tempo: mi interrogano, si decide a sorpresa per il vaccino in cui avevo anche sperato un po' di più.
Una donna dietro di me mi assicura che se le danno un certo vaccino, lei si tira indietro perché poi deve andare in ferie, non può tornare per il richiamo.
Io prendo tutto. Per me, per il capo, per tutti coloro che non sono riusciti.
Non ho più voglia di ascoltare lamentele; mi giro.
Poi la sorte mi conduce a colpo sicuro verso la postazione con un dottore che ho intervistato più volte, nella mia vita: il dottor Lualdi. Ci ridiamo su: Lualdi vaccina Lualdi, eccolo il film che cambia. Lui è brillante, come al solito, professionale ma anche capace di farmi ridere. L'infermiera mi dà tutte le istruzioni mentre lui verga l'orario in cui potrò uscire: mi sembrano che siano qui da sempre, e forse è così, come i volontari che hanno occhi e orecchie per tutti.
In quel quarto d'ora, provo a proseguire la lettura, ma il cuore batte forte; sento che ho bisogno di uno spazio tutto mio per continuare a vivere la storia altrui.
Adesso, cerco un'uscita da quest'anno e molto di più. Adesso, voglio ritrovare il tempo di leggere, senza interrompere, e di scrivere quello che mi scava l'anima; voglio camminare nella valle, e non mi accorgerò se porto ancora una mascherina.
Volevo solo averti accanto. Lualdi ha vaccinato Lualdi, come a portarmi un messaggio di papà. Oggi è il compleanno di Marco e il regalo me l'ha fatto lui. Forse potrò provare ad aiutare a realizzare a sogni, come quelli del capo. Come se accanto, ci fossero tutti.
Stringo questo libro, perché non posso stringere il vaccino. Ma in fondo, è anch'esso il mio vaccino amatissimo.