giovedì 20 febbraio 2025

Lasciate spazio per i fiori


Davide fulvo di capelli, fu indicato dal Signore al profeta. Davide, che poi abbatté Golia e salvò il suo popolo, costruì, danzò, sbagliò, affidò il suo regno e il futuro dell'umanità.

I vostri capelli fulvi, Ariel e Kfir. Ho pensato: se questi bimbi tornano a casa, chissà cosa faranno da grandi. Saranno musicisti, ingegneri, contadini, insegnanti e chissà cos'altro ancora, sotto lo sguardo grato di mamma e papà. 

Allora, cercando di soffocare un dolore insopprimibile, mi rifugio in "Chiara". Nel film della mia amata santa, ancora una volta mi affido ora a lei o a San Francesco, e non so chi mi abbia chiamata quel primo dicembre 2019 ad Assisi, in cui scoprii anche Carlo Acutis.

Si stanno piantando ortaggi, in questa scena, e Francesco approva con il capo, eppure fa scivolare questa frase: lasciate spazio anche per i fiori.

- I fiori non si mangiano. 

- Ma sono belli.

Riempiono gli occhi e il cuore, i fiori. Magari fulvi, con quella nota che noi abbiamo classificato in arancione per portarvi nelle nostre giornate e nelle nostre speranze in modo inconfondibile.

Non sarete musicisti, ingegneri, contadini, insegnanti o chissà cos'altro ancora, Ariel e Kfir. Sarete fiori, meravigliosi fiori. Guardarvi non ci toglierà le lacrime, perché nello strappare la vostra innocenza è andata irrimediabilmente perduta anche la nostra.

Ma da qualche parte, tra le pieghe di questo dolore, affiorerà anche un sorriso. Quello che vi abbiamo visto negli occhi e sulle labbra, prima che approdassero quei mostri. Quello che nessuno potrà cancellare e che proverà a spronare i nostri cuori a non arrendersi: solo voi potete farlo, fiori sotto la carezza del vento.

sabato 15 febbraio 2025

Finché c'è un uomo che torna sui suoi passi

 

Tu offri fiori al posto delle lacrime: uno scambio tanto generoso quanto silenzioso. Mentre una donna, gravata dal peso dell'amarezza, non sa neanche mormorarti grazie, si apre una porta dalla sacrestia ed esce un signore dalla barba bianca.

La donna davanti alla Madonna delle Rose viene aggredita da un'improvvisa tosse e lui sorride con un gesto gentile che invita la tosse a calmarsi. Si è già allontanato, per l'energia che lo stava proiettando alla prossima tappa di questa giornata, ma ecco che torna sui suoi passi.

Perché si è reso conto che quella tosse non era nulla. Che, piuttosto, quel volto era rigato di lacrime. 

Torna indietro, il signore dalla barba bianca, e non cerca vane parole. Regala una carezza di sguardo e di cuore a quella donna che ha scambiato lacrime con rose ma la sua anima è ancora appesantita da ciò che non riesce a buttare fuori e non sa rimettersi in cammino.

Allora lei lo sente: che è tutto troppo difficile e non sa come farà. Ma forse qualcuno la aiuterà, anche solo un poco. A tutto si può credere, finché c'è un uomo che torna sui suoi passi per consolare una sconosciuta con il volto rigato dalle lacrime. 


giovedì 13 febbraio 2025

Leggero sia il coraggio

 

How many sorrows Do you try to hide In a world of illusion That's covering your mind? Eurythmics

Avanzano sfacciatamente i dissennatori sulla terra che gela e brucia di dolore: straziano di pesantezza il cuore o ciò che ne rimane. 

Avanzano silenziosamente le farfalle che hanno il coraggio di cercare ancora la Vita, che scorgono misteriosi segnali e credono sempre nel miracolo dell'Amore.

Leggero sia il coraggio e voli un poco anche nella mia arida terra.

mercoledì 29 gennaio 2025

Non sono condannata ad avere pazienza

 

Non sono condannata ad avere pazienza, non io che non credo affatto nel tempo. Ci sono luci che si accendono, altre che si spengono e restano sospese, altre che si fanno portare via.

Io resto sospesa a guardare ore e giorni ammassati alla rinfusa, consapevole che posso andare via in qualsiasi momento. In quello giusto, prima di tutto.

Non sono condannata ad avere pazienza: la mia libertà l'ha soffiata via. 

martedì 28 gennaio 2025

Siamo dentro un'eternità


 Vivo così, di salto in salto, senza voltarmi più per controllare se mi segue il tempo. Anzi provo a ignorarlo deliberatamente, finché al finestrino mi bussa un brivido.

Le nuvole non vogliono saperne di andarsene da questo tortuoso mondo, ma un raggio di sole illumina la collina e dà corpo all'inizio di una poesia: non so perché io sia così triste...

Superga

Una storia di antichi tempi, è sempre lì a guardarmi e all'improvviso caccia via le tracce di una notte insonne, trascorsa pregando per chi non tornerà mai a casa. 

Siamo dentro un'eternità che ci libererà da tutto questo. Lo mormoro, mentre le nuvole ti abbracciano via da me.

giovedì 23 gennaio 2025

Sfide, colpi di scena e risate: perché raccontare l'impresa è cool

 

È cool parlare di impresa in un romanzo? La risposta che sembra risuonare di primo acchito è no: vai con i gialli, gli intrecci amorosi e altri generi.

Ma in realtà, l'impresa è tutto questo e di più, perché è semplicemente il mondo, il nostro mondo per la precisione. Tutto è impresa e quindi offre sfide estremamente attuali, colpi di scena, lacrime, risate, intrecci amorosi. 

Sono grata alla biblioteca civica di Varese per averci ospitato con la presentazione de L'ultimo dei Fuasté, in una sala davvero magica.

Avere accanto a me Michele Tronconi e Giuseppe Battarino, autori rispettivamente della prefazione e della postfazione, è poi per me un dono ulteriore. Non è facile conciliare gli impegni di tutti, ma quando siamo insieme avvertiamo quanto siamo squadra... praticamente impresa.

Anche questa volta abbiamo rivissuto la nostra storia, ci siamo emozionati, abbiamo reso omaggio ai personaggi (ciascuno di noi ha uno o più preferiti), abbiamo riso dei piccoli episodi che caratterizzano la vita di ogni giorno e delle contraddizioni che ci rendono speciali.

Un grazie particolare ai presenti che appartenevano al mondo delle imprese e hanno saputo trasmetterci stimoli importanti.

Siamo gli ultimi dei forestieri e i primi dei "convinti". raccontare l'impresa è cool.

http://www.marilenalualdi.it/blog/2024/03/19/lultimo-dei-fuaste-il-mio-nuovo-libro/

La bellissima recensione di Fabi



mercoledì 15 gennaio 2025

La fortuna, l'umanità e una risata (dopo tanta paura) a un esame. Il viaggio continua, professor Colombo


Ho intercettato il suo messaggio un mese fa, professore, e si è spalancato il libro di una vita. Come forse solo la mia anima aveva previsto, avrei percepito i frutti del mio cammino universitario molto tempo dopo. Ovvero quella voracità di tentativi di sapere che non mi lascia mai tranquilla.

Io, vento ostinato e contrario, che mi iscrivo a Filosofia alla Cattolica, con già la testa alla specializzazione Comunicazioni sociali: ciò che più mi sembrava un ponte verso il giornalismo. Pronta a incavolarmi con tutti perché dovevo schizzare via, ma poi altrettanto capace di appassionarmi a troppi libri e diversi professori.

Oggi mi curo con il professor Reale e innesti di Kuhn, ancora adesso un antidoto immancabile nel mio bagaglio della salute autentica. Se mi concentro, chiudo gli occhi e risento la voce di Aldo Grasso oppure ripercorro gli stupefacenti esami di Teologia, l'ultimo in particolare con la sua imponente dose di libertà.

Che fortuna ho avuto, mi sono detta. Soprattutto nei primi anni, apparentemente, perché poi lavoravo e già fremevo troppo per soffermarmi davvero. Ma con Fausto Colombo percepivo qualcos'altro: come una gaiezza che spronava i pensieri e mi sussurrava di prendere sul serio tutto senza esserne oppressa.

Quando lui pubblicò il post in parte fotografato sopra, esprimendo la consapevolezza della sua fortuna, gli scrissi subito un commento e mi collegai su LinkedIn. Era come ritrovarlo dopo un lungo viaggio e non sapevo che fosse in procinto di partire.

Nelle scorse ore, ho cercato di mettere in fuga la malinconia con un ricordo legato al momento finale e più tribolato, secondo il manuale della studentessa distratta. Nel corso dell'esame con lui, mi viene chiesto un esempio e io cito con assoluta propensione all'autodistruzione la poesia The Bomb, che graficamente la bomba richiama.

Autodistruzione perché - in quell'esatto momento - mi rendo conto che ho un'amnesia e non mi ricordo il nome dell'autore. La butto lì, come una bomba di potenza minore, e cerco di fuggire, ma il professore mi incalza.
- Chi è l'autore?

Io non posso negare la realtà: in questo momento non mi ricordo. Con un altro docente, sarei stata pronta ad alzarmi e abbandonare il campo, ma io sento che con lui non è così. 

Colpo di scena, per me. Lui insiste: mi dica chi è l'autore.

A questo punto, rischio di andare in cortocircuito perché non riesco assolutamente a mettere a fuoco il nome, nonostante io sappia di aver amato quell'autore e la sua generazione.

- Non me lo ricordo adesso, professore.

Pietà. Anzi no, Fausto Colombo mi chiede ancora, ma questa volta non si ferma lì: Mi dica per favore chi è l'autore...

Sotto quell'onda io vorrei chinare il capo, ma poi ascolto ogni parola: ... perché io ho scritto anche su questo autore e la Beat Generation, ma in questo momento non mi ricordo il nome.

Allora, rialzo il capo e vorrei quasi ridere; lui mi offre un sorriso e io penso che bello il mondo in cui non bisogna nascondere la propria umanità che si nutre di sogni e di fragilità. Aggrappandomi con meno veemenza alla mia vena ironica di autodifesa, mi sento dire: allora professore, se permette appena esco da qui io corro a vedere chi è l'autore.

Nell'era di internet, avremmo subito cercato insieme su Google. Per fortuna - anche questa è fortuna, prof, non so neanche se nel suo piccolo - in quei tempi non si potevano cercare scorciatoie. 

Ripercorrendo il nostro breve cammino insieme conclusosi con quell'esame, caro prof, in cui ho tremato e riso insieme, credo di essere proprio fortunata: ho affrontato un tratto con lei, mi ha lasciato tracce importanti che potrò far fiorire ancora e ho potuto, in qualche modo, salutarla. Assaporare le sue parole che spero di portare almeno in parte, anche nel mio tratto finale di vita.

... sono stato io ad essere fortunato. Ho fatto per decenni un mestiere che amavo. Ho incontrato giovani interessati e curiosi. Ho potuto studiare e scrivere liberamente. Di tutto questo ringrazio la vita e tutti/tutte voi. Occupate un posto speciale nel mio cuore.

giovedì 9 gennaio 2025

Come il libro dei pensieri

 

Un intenso cielo invernale si posa sui campi e non c'è verso di rincorrerlo. Non c'è nemmeno necessità.

L'agenda si è chiusa, come il libro dei pensieri.

Adesso è solo il tempo di trovarsi dentro un paesaggio invernale. Dentro un'attesa, che ci fa essere quello che in un angolo di stanza di bambini già sapevamo.

Da bambini, sapevamo tutto.

mercoledì 1 gennaio 2025

Un primissimo giorno


In questa lunga notte tesa a consolare, scivola un'alba impigrita. Sto ancora osservando, titubante, quando il sole sembra decollare.

Preparo il caffè, nelle tazze che amava mia zia sulla collina. Lo bevo solo io, ormai l'unica in casa ad apprezzare quel borbottio profumato. Non c'è in nostalgia in me, bensì solo uno sbuffo d'orgoglio e così osservo meglio quel quadro mentre irrompono i miei animaletti, ora non più impauriti. Dorme il resto della casa e forse della città.

È il primo giorno dell'anno, un primissimo giorno di vita. La mia operazione di distacco sta compiendo progressi o magari è soltanto un'illuminazione immeritata, ma questo è il primo giorno dell'anno e il mio primissimo di vita.