Accantonati i giorni in cui spaccherei il mondo e lo rimetterei arrogantemente a posto, mi godo quelli in cui sono fragile. Quelli in cui il corpo ti dice: eh no, scusa, non posso seguirti.
Te l'aveva sussurrato già, ma tu eri sorda. Allora, ti incavoli giusto una manciata di secondi, perché lentamente si fa strada come un senso di dolce resa.
Tutte le cose che dovevi fare, cadono magicamente, senza fare rumore. E ti rimane solo una sensazione di tenerezza nei tuoi confronti.
Ti guardi dentro, stupita, di quanto tu sia bella quando non riesci a fare qualcosa, se non la cosa più importante: vederti.
Farsi tenerezza, il giorno e la sera che si confondono al tuo sorriso.
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