domenica 24 febbraio 2019

Retrogusto (o retrobusto)

Contro il cielo delle mie corti, sgranocchiate dal passato, vedo una bandiera.

È solo calcio, mi dicono ed è vero. Ma sapessero quanto ci vibra dentro.

È solo calcio, dicevi tu che non ti sei mai appassionato o così fingevi, papà. Finché mi sono appassionata io. Allora, è diventato importante per te, anche quando non lo era affatto.

E il primo pianto di gioia, dopo che te n'eri andato, arrivò proprio così. Per una partita, che non avrebbe cambiato nulla, ma che ha reso tutto più sopportabile con le sue emozioni che rasentavano la follia.

Oggi mi importa, ma non mi importa dove siamo. Le celebrazioni. Le auto celebrazioni. Le magliette e i loro prezzi.

So bene a chi devo questa energia di cento anni della mia squadra, la Pro Patria, a chi ha condiviso con me ogni passo e molti di più. A chi c'era quando altri si ritraevano o neanche si sognavano.

Il retrogusto (retrobusto, tento di scherzare evocando il nome della mia città) di una giornata di festa è la malinconia, perché tu non sei qui. Te ne sei andato quando avevamo novant'anni e forse questo traguardo ci appariva impossibile.

Ma il cielo sopra le mie corti, sgranocchiate dal tempo, è stupendo. Come i colori della nostra maglia, di una bandiera che sa di speranza e malinconia insieme. Quella della mia gente, che non sarà chiamata su un palco, perché già cammina su quello della vita.

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