Sono stata abbastanza graziata da non aver avuto familiari strappati via dal virus in questi mesi. Mi sono rinchiusa con ferocia per preservare chi amavo, ma non per questo abbiamo meriti. Fortuna finora, che preferisco chiamare benedizione.
Ma ho visto colpire persone che non meritavano di volare via, come nessuno. Ce ne sono tre in particolare, nel mio cuore. Parto da quella con la quale condivisi una vacanza breve e meravigliosa nella mia Scozia pochi anni fa: allegro, preciso, scrupoloso.
Altri due angeli mi mostrano una singolare coincidenza. Uno di loro, l’ho conosciuto trent’anni fa, un medico tenace e generoso; uno meno di un anno fa, un imprenditore che sognava avanti.
Hanno lo stesso cognome, quello di una luce in cielo che amiamo guardare per desiderare il meglio. E forse, non potrebbero essere più diversi. Uno in Lombardia, uno in Piemonte.
Il virus li ha portati via, ma il cielo non si è voluto oscurare. Oggi la mia regione - e non solo - non ha avuto morti per virus per la prima volta dopo 5 mesi.
Non è finita, ma qualcosa è cominciato. Non ha ancora un nome, una strana potenza sì.
Io le voglio guardare in cielo, le stelle. Voglio Vivere, finché viva sarò. Come i nomi in cielo sono scritti, così la capacità di sognare, ancora.
Ps dialogo reale
- non pensi alle cose peggiori?
- no, a quelle pensi già tu