Il 12 luglio erano le nozze d’argento con il giornalismo, l’ultimo esame perché l’ingresso in una redazione risale a trent’anni fa e i primi articoli a un paio d’anni prima.
Questa foto - gentilmente scattata da Chiara Braga - mi colloca in una serata pochi anni fa, dedicata a un film su una delle storie più belle che io abbia potuto raccontare sul giornale: quella della Patrolline, azienda salvata dai dipendenti. Storia che era entrata a pieno titolo nel film Indizi di felicità di Walter Veltroni, mio compagno d’esame allo scritto e all’orale.
Già, l’orale. Era il 12 luglio 1995, o il 38 avrebbero detto Bigazzi, e faceva tanto caldo. Fu l’ultimo esame incantevolmente serio. Fifa presente come da contratto, ma il pensiero ricorrente era: stasera al ristorante riuscirò a incontrare il principe Giannini?
I camerieri mi accolsero trepidanti: com’è andata? Brindammo senza Principe, ma io ero felice ugualmente perché come da tradizione avevo incontrato il mio amico massaggiatore della Roma, Giorgio Rossi.
Fu festa anche in albergo dall’Armando dove quel pomeriggio si aspettava la mia chiamata.
Esami incantevolmente seri. Tu alla missione che ti chiamava, credevi ma potevi ancora essere spensierata.
Adesso, se ripensi a quei momenti sai sorridere e ne trai la forza per guardare avanti. Per credere in un’altra missione: la Vita.
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