Vorrei essere su Marte, al riparo da notizie insopportabili. Lo penso quando scrivo ciò che mai vorrei ed esco al buio sotto la pioggia, ma non lava via il dolore e il disagio.
Forse sono già su Marte, attribuisco la colpa alla canzone di Alice Cooper che sento spesso scolpita in me, lui poi mi ronza in testa per il suo compleanno.
Potrei essere su Marte, eppure sono qui che osservo tutto da vicino, ci entro, ci cammino e i piedi affondano.
Sì, questa deve essere la pioggia su Marte, distantemente vicina come noi. La ascolti tintinnare, persino ogni goccia ha un proprio canto, ma se allunghi una mano non riesci a sentirla.
Potrei essere su Marte, riesci a sentirmi?
La pioggia, su Marte, è più calda delle lacrime e non cancella le distanze, non riempie il vuoto. Lo fa solo l’arrivo di un’altra notizia, piccola e irresistibile, il grido forte di un gruppo ragazze che compiono il loro piccolo miracolo. E la vita, su Marte, scorre ancora, più testarda della pioggia.
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