Patriottismo poco. Zero lo giudicherebbero la maggior parte degli italiani, perché da ragazzina non impazzivo nemmeno per la nazionale di calcio (da romanista la vedevo troppo okkupata dalle squadre nordiche, I beg your pardon), il che è considerata da molti l'unica vera onta. Qualche seme di agitazione affiorava quando coglievo le derisioni all'Italia, magari pensando allo zio Pietro che è sepolto a Redipuglia. Frammenti. Eccezione: (ma da seria ammiratrice dei costumi americana): stavo seriamente pensando di esporre il tricolore per l'intero mese di marzo.
Ieri sera mi sono accostata a Benigni senza aspettative travolgenti. Mi piace spesso, non cado nell'adorazione. Invece, che corde ha toccato, dentro di me. Controcorrente, contro me stessa, perché avvertivo brividi bizzarri. Avvertivo, soprattutto, la mia profonda ignoranza, poiché ogni verso dell'inno assumeva una vita propria e ne faceva nascere tante altre; volti, emozioni, sacrifici. Sì, mi sono sentita così ignorante - nell'aver a lungo ignorato perni della storia verso la nostra Storia - che volevo sprofondare. Ma non potevo. C'era poesia. C'era una nuova vita. E c'era una profonda umanità, che ti fa ripetere, a lungo fino alla notte, la mattina dopo: se la felicità si scorda di voi, voi non scordatevi della felicità.
Un dovere patriottico? No, un dovere di uomo e donna.
Appunti di Viaggio di Marilena Lualdi Tra natura, dubbi e musica (Nature, music and doubts) (Questo sito si serve dei cookie per fornire servizi. Utilizzando questo sito acconsenti all'uso dei cookie)
venerdì 18 febbraio 2011
lunedì 7 febbraio 2011
Lampi gialli di primavera
Un lampo giallo si posa sulla coperta del lago. E' una farfalla che si aggira nel presagio di primavera, con un'incoscienza che la potrebbe far gridare. Forse la sentirebbe solo Jim Morrison: nel suo sonno delicato ne sarebbe scosso un poco, un poco appena, ma abbastanza da sprigionare un sorriso.
Rimanessi qui da te oggi, crederei davvero nella primavera. Ci sono persone, ovvero maschere, che hanno cercato di farmi dubitare e ancora ci proveranno. Poverine, quante energie sprecano. Non sanno che nelle tasche dell'anima riposano tanti antidoti, e aspettano solo di essere destati. Uno è la grande lezione dei piccoli di Haiti, messi di fronte a una scelta dal coraggio e dalla fede di Marcella. Lo sorseggio, grata, e si accentua la compassione per le maschere, rinchiuse in se stesse.
Un'altra farfalla. Sono più forte. La neve vorrà riaffacciarsi, il terreno tornerà duro e inospitale: è la natura. Non so dove troverà rifugio la farfalla, so solo che tornerà, e anche il lago spalancherà i mille occhi della primavera.
Rimanessi qui da te oggi, crederei davvero nella primavera. Ci sono persone, ovvero maschere, che hanno cercato di farmi dubitare e ancora ci proveranno. Poverine, quante energie sprecano. Non sanno che nelle tasche dell'anima riposano tanti antidoti, e aspettano solo di essere destati. Uno è la grande lezione dei piccoli di Haiti, messi di fronte a una scelta dal coraggio e dalla fede di Marcella. Lo sorseggio, grata, e si accentua la compassione per le maschere, rinchiuse in se stesse.
Un'altra farfalla. Sono più forte. La neve vorrà riaffacciarsi, il terreno tornerà duro e inospitale: è la natura. Non so dove troverà rifugio la farfalla, so solo che tornerà, e anche il lago spalancherà i mille occhi della primavera.
giovedì 23 dicembre 2010
Ver(r)y Christmas
Avere dato molto, forse tutto e di più, e non sentire - per un attimo - più niente. Sentire il guscio vuoto, inadeguata casa che pur ambisce a ospitare un po' di luce.
Chiudere gli occhi come quando pensavi: così la Luce arriverà, e sarà un dono bellissimo. Ma poi l'umanità prendeva il sopravvento e tendevi la trappola a tuo padre, spostando una sedia, per capire se fosse lui o altri a introdursi in quella notte del tuo Natale e proiettarvi gioia.
Non sei cambiata. Potessi spostare ancora quella sedia. Essere sicura. Potessi credere che tutto è rimasto immutato. O si è capovolto. Ma non ondeggiare, annaspando tra certezze.
Hai dato tutto, e hai ricevuto tanto. Eppure il guscio è vuoto, freddo. Sai che ciò che hai e sei, non è merito tuo. Ogni emozione di questo scorcio finale non ti appartiene.
Il guscio. Arido. Era la sensazione di cui parlava Teresa di Lisieux?
Non lo sai. E chiudi gli occhi. E pensi che forse la Luce arriverà. Ma ti chiedi se tu sarai capace di accorgertene, come quando aprivi gli occhi su una mattina di Natale.
Chiudere gli occhi come quando pensavi: così la Luce arriverà, e sarà un dono bellissimo. Ma poi l'umanità prendeva il sopravvento e tendevi la trappola a tuo padre, spostando una sedia, per capire se fosse lui o altri a introdursi in quella notte del tuo Natale e proiettarvi gioia.
Non sei cambiata. Potessi spostare ancora quella sedia. Essere sicura. Potessi credere che tutto è rimasto immutato. O si è capovolto. Ma non ondeggiare, annaspando tra certezze.
Hai dato tutto, e hai ricevuto tanto. Eppure il guscio è vuoto, freddo. Sai che ciò che hai e sei, non è merito tuo. Ogni emozione di questo scorcio finale non ti appartiene.
Il guscio. Arido. Era la sensazione di cui parlava Teresa di Lisieux?
Non lo sai. E chiudi gli occhi. E pensi che forse la Luce arriverà. Ma ti chiedi se tu sarai capace di accorgertene, come quando aprivi gli occhi su una mattina di Natale.
venerdì 22 ottobre 2010
Giannino che ti affacciavi
Formidabile questo giorno. Ci penso mentre corro... Formidabile questo giorno. Il 22 ottobre nascevi tu ben 110 anni fa, ultimo di una nidiata numerosa eppure e destinato a portare avanti la dinastia dei Lualdi Lessi. Eri così minuscolo tra le braccia della bisnonna Maria, e forse il primo suono dopo la sua voce sono state le campane di San Giovanni. Nonno Giannino, ma ti ricordi l'anno scorso l'altra corsa, interrotta dalla sosta di fronte alla vetrina in via Milano perché ti eri riaffacciato tu?
Quanto ti sarà mancato il tuo negozio, il fare la barba ai tuoi clienti, il conversare, anche se in fondo eri un po' orso come me e papà. Un orso sentimentale, ahi Lualdi. Quella sensazione non è rimasta dentro di me con i tuoi racconti, perché ero troppo piccola, e la memoria mi riporta di più i sorrisi e i lunghi giochi a carte. Ma quella locandina realizzata grazie alla fantastica Francesca con la nostra copertina (perché c'eri tu, perché il libro "Quando il nonno prese per il naso il Re" è sbocciato grazie a papà, a te e a tutti i nostri cari lassù e quaggiù) mi trasmise una valanga di emozioni.
Oggi penso a te. A quella giornata, all'affetto di tanti amici. A un altro piccolo uomo che sta compiendo gli anni. Gabri, come sei grande e suoni la chitarra meglio dei miei Kiss: avanti così.
Arriveranno altri traguardi, altre pagine, altre feste. Ma nonno Giannino, tu sei nel mio cuore sempre di più, perché mi hai sorriso, anche in queste ore. E lo so che anche in cielo farai la paciatina, papà si unirà e alzerà un calice pieno di champagne, magari starà pure meditando uno scherzo, lo so.
Vi voglio bene. Come a tutti coloro che, inspiegabilmente, credono in me.
Quanto ti sarà mancato il tuo negozio, il fare la barba ai tuoi clienti, il conversare, anche se in fondo eri un po' orso come me e papà. Un orso sentimentale, ahi Lualdi. Quella sensazione non è rimasta dentro di me con i tuoi racconti, perché ero troppo piccola, e la memoria mi riporta di più i sorrisi e i lunghi giochi a carte. Ma quella locandina realizzata grazie alla fantastica Francesca con la nostra copertina (perché c'eri tu, perché il libro "Quando il nonno prese per il naso il Re" è sbocciato grazie a papà, a te e a tutti i nostri cari lassù e quaggiù) mi trasmise una valanga di emozioni.
Oggi penso a te. A quella giornata, all'affetto di tanti amici. A un altro piccolo uomo che sta compiendo gli anni. Gabri, come sei grande e suoni la chitarra meglio dei miei Kiss: avanti così.
Arriveranno altri traguardi, altre pagine, altre feste. Ma nonno Giannino, tu sei nel mio cuore sempre di più, perché mi hai sorriso, anche in queste ore. E lo so che anche in cielo farai la paciatina, papà si unirà e alzerà un calice pieno di champagne, magari starà pure meditando uno scherzo, lo so.
Vi voglio bene. Come a tutti coloro che, inspiegabilmente, credono in me.
venerdì 24 settembre 2010
L'estate tra il cielo e la panchina
Sulla mia panchina sotto il cielo si è disteso l’ultimo giorno d’estate. Tutte le creature si alleavano per strapparlo al sonno. Le capre si avventavano con famelica prudenza sulle foglie, per sottrarle all’aggressione artistica dell’autunno. Il falco accantonava il nobile lamento, calando piano piano per sbirciare la scena, mentre come seguendo una legge di bizzarri equilibri, nubi di moscerini salivano a lambire il cielo. Che rimaneva distante e confuso, rovesciato sull’immensa pancia azzurra, dove si scorgevano macchie di luce biancastre e candide tracce di pneumatici: vuoi vedere che invisibili veicoli l’avevano solcato.
I ricci cadevano di malavoglia, e non regalavano frutti, non ancora, ma pungevano i piedi appena ricoperti dai sandali, come per ricordare di riporli ormai. Gli altri restavano aggrappati ai rami lassù. Lassù. Sopra la panchina ecco il cielo spalancare le ali e sprigionare un abbraccio languido, come l’ultimo giorno d’estate.
I ricci cadevano di malavoglia, e non regalavano frutti, non ancora, ma pungevano i piedi appena ricoperti dai sandali, come per ricordare di riporli ormai. Gli altri restavano aggrappati ai rami lassù. Lassù. Sopra la panchina ecco il cielo spalancare le ali e sprigionare un abbraccio languido, come l’ultimo giorno d’estate.
martedì 21 settembre 2010
(quasi) piccoli animali anche con meno paura
Lui si chiama Ora, lei Dopo: una frazione di secondo divide il loro passaggio sulle piante. Lui è bruno, lei fulva e più piccola, ma non penso che ci sia storia: comanda lei. Sono i miei vicini e se parto, a loro non manco; né si stracciano le code, se io ci sono. Sono troppo occupati a mettere da parte per l’inverno nocciole, ghiande, prossimamente castagne. Di notte, grattano sul tetto senza alcun ritegno e se borbotto mi sembrano rispondere: «Eh, tu sotto la finestra hai in ordine motorini aggressivi, folla scatenata del bar, mamme con suv dal motore perennemente acceso e con il clacson perennemente in azione, e vieni qui a lamentarti di noi?». Touchée.
A dire il vero, avevano tenuto il broncio a causa di una disavventura vissuta per un ghiro: loro non perdonano gli umani che vogliono fare i campagnoli e poi sono cittadini fino al midollo, bleah. Poi sono ricomparsi e con una strafottenza deliziosa: un giorno hanno anche finto di non vedermi (ma lo sapevo che mi inquadravano con gli occhietti e non poteva fregargliene di meno) e sono scesi lungo il castano a chiacchierare. Si sono lasciati persino fotografare e hanno riso della sottoscritta: «Che cos’è, non hai mai visto uno scoiattolo? Chissà quando incontrerai un lione». Spero proprio di no, darling. Perché sono sicura che questa frase l'hai detta tu, Dopo.
A dire il vero, avevano tenuto il broncio a causa di una disavventura vissuta per un ghiro: loro non perdonano gli umani che vogliono fare i campagnoli e poi sono cittadini fino al midollo, bleah. Poi sono ricomparsi e con una strafottenza deliziosa: un giorno hanno anche finto di non vedermi (ma lo sapevo che mi inquadravano con gli occhietti e non poteva fregargliene di meno) e sono scesi lungo il castano a chiacchierare. Si sono lasciati persino fotografare e hanno riso della sottoscritta: «Che cos’è, non hai mai visto uno scoiattolo? Chissà quando incontrerai un lione». Spero proprio di no, darling. Perché sono sicura che questa frase l'hai detta tu, Dopo.
martedì 7 settembre 2010
Mike e l'allegria sotto le nuvole
Il lago si è rannicchiato sotto le coperte, non per sfuggire al saluto, e nemmeno per vane tristezze: fosse per lui griderebbe Allegria, come cantano migliaia di uccellini per niente stizziti a causa della pioggia.
Tutto è vita, tutto è luce, se si vuole. E tu, caro Mike, che te ne andavi un anno fa in queste ore, secondo me ti sei fatto portare lì, vicino al lago Maggiore, non per guardarlo meglio, ma per invitare noi a farlo. La tua postazione ora è quella perfetta, siamo noi a volte a faticare nello spingere lo sguardo oltre le nuvole, nel farci strada tra la pioggia e nello scorgere l’allegria che è uno dei motori del mondo, una leggerezza nutriente, così lontana dalla superficialità.
Stasera faremo un brindisi speciale anche per te, per la televisione che è stata e che potrà ancora essere, se lo vorrà. Se lo vorremo. Brinderemo agli spettacoli che sanno prendere quota, formando e divertendo, e a quelli che sanno fermarsi, magari per non sottrarsi all’omaggio dovuto a un giovane pilota giapponese dal volto solare.
Brinderemo ai ricordi e alla voglia di andare avanti, di esplorare vette nuove e dedicarle anche a chi ci ha preceduti. C’è da scommettere che il lago arrossirà della sua pigrizia, e magari non oggi, forse nemmeno domani, ma presto, prestissimo arrossirà di un tramonto settembrino, con una fiammata d’estate. Ciao, Mike.
Tutto è vita, tutto è luce, se si vuole. E tu, caro Mike, che te ne andavi un anno fa in queste ore, secondo me ti sei fatto portare lì, vicino al lago Maggiore, non per guardarlo meglio, ma per invitare noi a farlo. La tua postazione ora è quella perfetta, siamo noi a volte a faticare nello spingere lo sguardo oltre le nuvole, nel farci strada tra la pioggia e nello scorgere l’allegria che è uno dei motori del mondo, una leggerezza nutriente, così lontana dalla superficialità.
Stasera faremo un brindisi speciale anche per te, per la televisione che è stata e che potrà ancora essere, se lo vorrà. Se lo vorremo. Brinderemo agli spettacoli che sanno prendere quota, formando e divertendo, e a quelli che sanno fermarsi, magari per non sottrarsi all’omaggio dovuto a un giovane pilota giapponese dal volto solare.
Brinderemo ai ricordi e alla voglia di andare avanti, di esplorare vette nuove e dedicarle anche a chi ci ha preceduti. C’è da scommettere che il lago arrossirà della sua pigrizia, e magari non oggi, forse nemmeno domani, ma presto, prestissimo arrossirà di un tramonto settembrino, con una fiammata d’estate. Ciao, Mike.
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