Raramente ti concedi agli specchi, come se rubassero l'anima.
Poi, in balìa dei ricordi scolastici, ti concedi e urli come Heine. Tu sosia, patetico doppione. Io ti stavo persino ad ascoltare, finché ho colto un noto luccichio.
Così incatenata a te, da fissarti nell'anima.
Quasi quasi capisco di essere libera e ti sorrido, amico sosia finalmente alle mie spalle. Qualcosa a cui assomiglio, ma non sono, se ne va.
Du Doppelgänger
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