lunedì 21 gennaio 2019

Qualcosa di familiare


La stazione è così cupa che quando affianco il treno e vedo nel vagone un volto familiare, mi illumino.

Anche se non ho voglia di parlare, salgo e torno indietro.

Quando arrivo lì, mi blocco: quel viso non mi dice niente e mi siedo in silenzio.

Volevo qualcosa di familiare, in questo oscuro mondo. E il viaggio si trascina avanti. Sono stanca, ma sento il giovane immigrato davanti a me che lavorerà tutti i giorni in ospedale e all'alba rincaserà.

Quando scorgo altro buio invadente appiccicato ai finestrini, mi trovo a chiedere alla mia vicina se quella fermata sia la mia città.

Non lo sa neanche lei, mi confida, in quella tempesta di buio, finché non scorgiamo i tratti che ci mostrano la stazione precedente.

Volevamo solo Qualcosa di familiare. Ci siamo persi e ritrovati. E il Nostro viaggio sembra interrompersi, ma sappiamo che sta solo cambiando forma. Che sta andando avanti sommesso, in cerca di qualcosa di familiare in cui perdercI.

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