Ho perso il conto dei rivoli di parole che spreco, persino quando sto zitta, in un attimo di consapevolezza.
Poi, a un ristorante, vedo sbucare da sotto il tavolo due occhioni. All'inizio, non mi capacito di come una cagnolona simile possa stare silenziosa sotto la grande tovaglia, per cui devo dirle qualcosa.
- Bella, ma sei bellissima.
Lei mi scruta, fissa e devota anche se non mi conosce. Ci guardiamo, finché la sua famiglia (che schifo dire "i proprietari") sobbalza e una signora mi dice: che cosa le sta dicendo? Perché lei sta scodinzolando.
Non so cosa io le stia dicendo, di così interessante.
So che mi sta ascoltando. Con gli occhi, con il cuore. Con l'anima, da noi umani troppe volte non pervenuta.
Gli occhi che mi ascoltano, mi ricordano quello che sono. Non ciò a cui servo.
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