Casa tua. È il centro da cui passiamo tutti, ma per me è prima di tutto casa tua. Stasera dopo un brindisi disciplinato, ho pensato all’ultima colazione insieme. Hai percorso cento metri per arrivarci, come cento chilometri: eri stremato.
L’hai fatto per incontrarmi, forse per salutarmi come si doveva. Forse quel giorno assurdo mi hai detto quella frase assurda: il tempo è galantuomo.
Il tuo tempo, affermano le cronache, stava correndo via. L’ho intercettato, forse l’ho guardato negli occhi, come con te.
Che hai affrontato quei cento metri, per me in un universo di esseri così spesso comodamente immobili.
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