L’unico vaccino che io conosca in questo tempo tormentato, è ai silenzi.
È al rumore, che forse non mi abituerò mai. Adesso le città ammutoliscono così maldestramente e noi ci affacciamo su un buio più cupo: quello dove tutti tempestano una tastiera di pensieri velenosi.
Più dei silenzi, che fanno parte di me, mi turba questo vociare molto più vuoto della notte. E niente abbastanza.
Ripercorro un giorno di troppe ferite, la voce sconsolata di un medico, un amico al quale vorrei essere a fianco, dibattiti assurdi sul futuro e non saper nemmeno se riusciranno a vaccinarsi le persone più fragili accanto a me: contro l’influenza, mica contro il Covid.
Io mi tengo stretto l’unico vaccino garantito per me: quello al silenzio. E la notte mi appare così amica.
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