Con lo sguardo ostinatamente lontano dallo schermo, sentivo il mondo che crollava. Per non crederci ho telefonato a mezzo mondo.
A lui, così sicuro e strafottente, per primo. Ad amici saldi e capaci di trasmettere una tangibile sicurezza. Nel primo caso, toccai il vuoto. Nel secondo, vacillai soltanto.
Il mondo stava crollando. Mi sono ribellata e ho cercato di compiere ciò che dovevo, ma il cuore non era più lo stesso. E' buffo, io che volevo cavalcare le strade di New York da sempre, ci andai solo dopo quella data spartiacque. Ci andai dopo quella lettera a sorpresa del sindaco Giuliani, che ricevetti con occhi sbarrati dopo il fax di solidarietà che avevo mandato. Scoprii angoli di impegno e di dolore, con gli amici mi affacciai sullo splendido progetto di pace seminato in Galilea.
Ma fu più tardi. Quel giorno il mondo stava crollando. E smise soltanto, quando andai a casa tua e ti vidi lì. Seduto sulla tua poltrona, sconvolto ma con la serenità di chi ha visto tanto. Con lo sguardo che mi diceva: ti proteggerò ovunque andrai.
Io, quello sguardo, non lo dimentico. Pegno di Uno più grande, che mi ha voluta qui, attraverso e per te. Ed è per questo che ancora oggi non credo al mondo che crolla.
Ho un dossier di riflessioni direttamente scambiate con amici nel mondo, sarebbe da rileggere... Il film è ancora aperto ad ogni finale. Purtroppo.
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