Quand'ero piccina, vedevo pochi fiori: solo quelli che mio padre coltivava tenacemente sul balcone. Allora spalancavo un libro grande grande e ci tuffavo dentro il volto, per respirarne i colori, perché invece del loro profumo mi arrivava quello della carta.
Adesso, passeggio tra giardini che mi offrono assaggi delicati, più delicati di quell'autunno che mi prende in mano, non mi spinge verso avventate incursioni. Cammino piano, il tempo di scegliere un fiore da non toccare.
Finché torno a casa e riapro quel libro grande grande, non sapendo dove io mi perda di più.
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