Le ossa dell'anima hanno scricchiolato un po', guardando la schiera dei costumi. Perché mi è venuto in mente il mio unico abito di Carnevale, quello ufficiale: un costume celeste da fatina che mi riempì di gioia.
L'anno successivo contavo sul bis, ma mi spiegarono che non era possibile. Era un prezzo che non ci si poteva permettere ancora. E feci i capricci, forse come quando non fu possibile avere la casa della Barbie.
Nell'unica foto con l'abito di Carnevale, si posa infatti un velo di malinconia. Però il mio sorriso è luminoso e lo spazza via: non era tanto il costume, quanto l'essere in posa accanto al nonno Mario. Una delle poche foto insieme, l'unica da ragazzina.
Sono una bambina alla quale è stato dato tanto. E sono grata di quel costume, come di quelli che non ho avuto. Perché ho preso la mia fantasia e mi sono creata i personaggi delle mie feste di Carnevale, armata di volontà, trucco e determinazione.
Poi, il Carnevale non mi è interessato più e i personaggi, li ho portati nelle pagine.
Così oggi penso che l'unico abito di Carnevale, nella mia vita non abbia avuto prezzo. O meglio il suo prezzo, era incalcolabile.
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