Ho accompagnato un’amica dal dottore. Non è una nota sbiadita di cronaca, anche perché al centro c’è Lei, mia sorella. E poi...
Quel dottore 22 anni fa mi aveva accolto un po’ turbato, perché non mi vedeva mai.
- non si preoccupi, dottore, solo che ho un po’ male, ma mi dica che è tutto ok e io parto.
Era un sabato di marzo, mi colpì il suo pallore. Fuori mi aspettava mio padre, altro particolare strano di una strana giornata. Ero già troppo indipendente.
- vada subito al pronto soccorso.
Quasi seccata, gli ho obbedito. Papà, diligente e confuso, quanto me. Vado ed esco subito. Ma non finì così.
Sono trascorsi 22 anni e tante sofferenze, ma una certezza: io anche a quel dottore devo la vita.
Indietro, ma non troppo, perché io voglio andare avanti. Fino a scrivere l’ultima parola, traboccante di vita.
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