Se una mattina mi si presentò una volpe e mi chiese garbatamente di lasciar venire alla luce "Chi ha bisogno di Willy", lo devo a un cantastorie. Ed è giusto raccontarlo ora, per tanti motivi.
Cinque anni fa, intervenni alla presentazione di "Il vino del Papa" e uno degli autori, Giacomo Fasola, portò con sé Claudio Cavallero delle Cantine Sant'Agata alla libreria Boragno. Con il suo carico di Ruché e di ricordi per me irresistibili: mi riportò infatti a don Giacomo Cauda, così caro fin da bambina e così legato a mio padre tanto da congedarsi entrambi da questa terra a pochi mesi di distanza sussurrandoselo. Per me fu chiaro che dovevo andare a Scurzolengo da Claudio per fare il mio ritorno poi a Castagnole e rivedere quei luoghi con gli occhi di qualcuno che aveva voluto bene ed era stato vicino a don Giacomo. Avevo intuito, ma non sapevo ancora con quale forza, fino in fondo, Claudio fosse un cantastorie. Lo sentii durante quell'agosto del 2015 e poi in quello successivo, con una bellissima giornata tutti insieme.
Ma la prima, decisiva tappa fu appunto nell'agosto di cinque anni fa. Andai da sola e prestissimo, perché volevo tornare sulla collina di Violetta entro il primo pomeriggio. Quindi mi alzai alle cinque, preparai ciò che dovevo e aprii la porta finestra, quella che mi fa tuffare direttamente nell'intensità dei laghi. Ma qualcun altro rubava la scena, per dirla con linguaggio umano. Era al suo posto, per usare parole più appropriate al mondo che accoglie noi tutti.
La volpe. Io diventai immobile, come lei. Non si coglievano i nostri respiri, credo, mentre ci guardavamo. Tutti sapevano che fossero in giro, le volpi, ma nessuno le aveva mai incontrate, non così: tanto che mi ricordo poi il piccolo pellegrinaggio a casa mia per guardare le foto. Perché io sì, dopo qualche istante le chiesi: posso fotografarti?
Visto che continuava a fissarmi senza protestare o scappare, allungai la mano al cellulare e scattai una foto, anzi due, perché la volpe girò anche il musino. Finché non arrivò la mia cagnolina e la volpe si dileguò. Io penso che si sia fatta fotografare, perché conoscendomi avrà detto:
"Quella creatura penserà poi di avermi sognata".
Invece, era vero, tutto vero, e io dovevo chiudere la partita con Willy. Ma forse non sarebbe mai iniziata questa sfida meravigliosa, se non avessi incontrato lei. E non l'avrei mai incontrata se non avessi avuto quel giorno un appuntamento in Monferrato con un cantastorie.
Rimasi in contatto con Claudio, così ammirato anche dalla mia famiglia e dai miei amici per essere un cantastorie oltre che per il suo vino. Ma lo scorso maggio appresi che Claudio era andato a raccontare quelle magnifiche storie lassù. Proprio quando Willy stava venendo alla luce con Mursia e la mia, la nostra volpe si mostrava anche sulla copertina del libro. Questo mi ha addolorato, moltissimo, e c'è solo una cosa con cui posso combattere questa sofferenza: la gratitudine. Perché Claudio ci ha donato la sua amicizia e la bellezza della sua terra con le sue parole, ha aiutato anche noi, nel nostro piccolo, a raccontare una storia e perché a lui devo uno degli incontri più straordinari della mia vita.
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