La scorsa estate mi decidevo a comprare gli occhiali nuovi, una richiesta sfacciata della mia carta d'identità. Che poi ha i suoi lati piacevoli, invecchiare, lo dimostra anche questo processo. Da lontano, vedo sempre meglio. Comunque mi ricordo la gioia di quel momento, persino la vanità perché il rosso esercita quest'effetto su di me.
Poi, gli occhiali sono rimasti rigorosamente nel cassetto. Li avevo infilati un paio di volte, ma mi rendevo conto che dovevo abituarmi e non è una pratica che mi esalti.
Finché, la scorsa settimana, i vecchi occhiali si sono decisamente fracassati: non è una grande notizia, è che è scattata tutta la riflessione che mi rende semplicemente complicata come mia abitudine (ah, ma allora...).
Per cambiare, per visualizzare meglio la vita, non basta la parola: spesso, si deve spezzare qualcosa. Allora tu, disorientato, vai a cercare a tentoni quel cambiamento che ti chiamava e a cui rispondevi «Sì, sì» distrattamente. Ti ci vuole del tempo, a questo nuovo modo di vedere.
Ci vuole una rottura, una bella rottura, per ritrovare dove stavi andando: un po' la sorte, un po' il coraggio, e sei già in cammino.
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