Non tollero e non tollererò più le parole rivolte alle donne che hanno subìto una violenza, di diverse forme, e non dico livelli. Perché non ci sono livelli: ci sono un dolore, un'angoscia, un'incredulità che ti restano addosso, per sempre, quando un uomo alza le mani. E un senso di colpa: quello che cercano di trasmetterti con alcune espressioni.
Quelle che minimizzano, quelle che scherzano, quelle che ammiccano, quelle che ci girano attorno.
Non c'è niente da girare attorno. Non c'è niente da scherzare.
«Il tuo amico...». Chi alza le mani su di me, non è mio amico.
«Se ci sono problemi tra voi...». No, io non ho problemi. Io non sono un problema. Rinfrescatina di memoria: il problema è l'uomo violento. Il problema sono quelli che non lo capiscono o fingono di non farlo.
Ci sono parole, sguardi, espressioni, gesti che sono bastardi. Complici delle violenze. Non dicono tutto, ma in realtà rivelano anche troppo: che per troppi, ancora, uno schiaffo alla donna non è una violenza. Non sanno che spesso dietro, dopo uno schiaffo la violenza continua, magari cercando di fare terra bruciata in altri modi. Non sanno che dopo uno schiaffo, quando quella persona ti si avvicina come se niente fosse, tu senti il sudore sulla pelle, la nausea che ti afferra lo stomaco, uno stordimento come se ti obbligassero a rivivere quel film ancora, e ancora.
Anche quando il mostro che hai davanti, ormai lo vedi com'è: vuoto. Non ti fa più paura. Ma ti fanno paura gli uomini - e le donne - che minimizzano, scherzano, ci girano attorno. Quelli sì. Perché sono complici delle violenze che accadranno e perché sono complici della paura che avranno le donne di denunciare.
Perché sono complici e basta.
Mi scorrono lontano, perché io adesso so cosa fare, se uno alza le mani. Ma intanto, in questo mondo assurdo pieno di giornate antiviolenza - in cui parlano tutti, a volte anche qualche carnefice e una platea di complici - io mi sento proprio libera.
Canticchiando con il mio vecchio amico, Umberto Tozzi.
«Così libero di essere sincero, se mi va un po' un po' eh no...».
Eh sì, Umberto, mi va, moltissimo.
E dico che no, non tollero più.
Nessun commento:
Posta un commento