Poi salgo sul convoglio riconquistato e passa un controllore. Donna. Ma questo lo aggiungo, perché per me lei è un controllore e basta. Una persona con un ruolo, che passa, controlla, verifica che tutti siamo a posto e tutto sia a posto. Non lo è. Qualcuno viene dall'aeroporto, gli è sfuggito che doveva obliterare. Soliti, piccoli inconvenienti.
Finché un uomo con la bici e lo sguardo cupo, viene invitato a mostrare il biglietto. Lui borbotta, sono rogne e lei non demorde. Adesso, la vedo come donna. So che siamo più esposte: so che gli uomini fanno più facilmente i prepotenti.
Ma lei non cede.
Lui non ha il biglietto e scende non senza dirle cose spiacevoli.
L'ultima: vai ad ammazzarti.
Il controllore si sporge e gli dice: hai la bicicletta, pedala. Poi ci guarda e ci spiega: abbiamo fatto sciopero per questo, per la sicurezza. Gli occhi sono velati di orgoglio e tristezza allo stesso tempo: così mi appare.
Gli sguardi si posano su di lei, ha il tifo quasi generale o forse sono io che mi illudo.
Io stasera ho capito qualcosa di più e sto con il controllore. Sto con le donne, che devono dire basta ai prepotenti, a chi alza la voce o le mani. Anche quando sono sole, e spesso lo sono pure in mezzo alla gente.
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