Non distrattamente, intercetto dalla tv canzoni di Giancarlo Bigazzi. Il primissimo, che stava più dietro le quinte possibile. Primo anche nelle incursioni in tempi che ancora non si fiutavano nemmeno, nella tenerezza e nell'ironia, nella malinconia e nel dissacrante.
Casco ancora su "Ti amo" e la eleggo a simbolo di una riflessione, già masticata frettolosamente in passato e ora capace di contagiare altre canzoni.
Ma perché quando riempiva l'aria, non capivo tutte le sue contraddizioni, alcune anche intrise di coraggio? Perché come piccole sognatrici ci perdevamo nell'ostinazione romantica del ritornello e non coglievamo l'ondeggiare di lui tra varie destinazioni? Parole così chiare, che non volevamo sentire veramente.
Le canzoni come le capiamo ora, sono terribili e più vere. Ma qualche volta, mi piacerebbe tornare a non capirle, come una volta, e cullarmi di qualche illusione.
http://www.nomosedizioni.it/limportanzadiesseresecondi
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