Oggi gioco poco con gli umani, un po' di più con lo smartphone. Ma grazie al vaccino dei nonni continuo ad imparare.
Perché questo gioco è come la vita. Primo, parti dalle carte che hai. E lungo la via la sorte decide se rendertele migliori o peggiori. Tu non sei in balìa, però. Puoi essere acuto o distratto, furbo o ingenuo, onesto o furfante.
Puoi rammaricarti con un compagno di gioco o te stesso, per una mossa improvvida. Perché hai buttato il fante di cuori e la ritenevi l'unica carta del mazzo che ti restava da giocare, come borbottava irresistibilmente Jim Morrison.
Persino il telefono mi ha insegnato qualcosa. Ho scaricato la scopa (oltre alla briscola) e a volte sospiro perché ci sono un sacco di carte da spazzar via con un bell'asso. Che bottino sarebbe. Ma questa non è scopa d'assi.
Ciò a modo suo mi ricorda: non dettiamo noi le condizioni.
Ma anche quando hai perso una partita, puoi ricominciare. Più attento o incavolato, per la gioia di giocare (vivere) non di vincere.
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