martedì 6 novembre 2018

Se tu avessi vent'anni

Vent'anni. Non puoi avere vent'anni. Dai che scrivo quelle cose sdolcinate, tipo: era ieri che entravo nel salottino e tu fissavi la televisione poco convinto, anche perché seduto sul divano ci stavi a fatica. Io ti porgevo la mano e avvolgevo un tuo ditino, così siamo rimasti a lungo a guardare o non guardare la TV insieme.

No, che sono una rocker. Allora io che a mezzanotte devo convincerti a dormire e allora dico: dai che la zia deve andare in discoteca. Tu corri in camera ma per prendere le scarpine e assicurarmi: no, ma io vengo con te.

No basta. Io non sono sdolcinata, caccio giù i ricordi. Solo, mi seguono quelli dei tuoi occhi, in qualche modo sempre seri. A ogni età, anche se quel tuo sorriso attenua l'impressione.

Da quel giorno che ti ho visto. Da quel giorno che ti ho portato al fonte battesimale, con due paure: farti cadere o dire una cavolata in inglese e invalidare tutto. Che poi io, topo, scozzese fino al midollo, a studiare il rito anglicano.

No, che non hai vent'anni, o forse li hai sempre avuti. Me lo dicono quegli occhi tuoi birbanti, Brisky. 

Se tu avessi vent'anni...

Quasi quasi divento adulta anch'io.

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