lunedì 10 dicembre 2018

Quello che ascolti

Quand'ero ragazzina, ho voluto insistentemente andare a un concerto. Oltre confine. Di quattro tizi mascherati. Grazie al cielo, per me anche un esempio di vita perché non hanno mai inneggiato a droga o alcol a manetta, ma diciamo che ricordo lo sconforto nello sguardo di papà quando ho deciso che sarei andata.

Lui mi assicurò che no, non sarei andata. Io a sedici anni per la prima volta puntai i piedi. Raggiungemmo un compromesso: non sarei andata da sola con gli amici, in Svizzera, ma mi avrebbe scortata la mamma. Così fece un'altra mia amica rockettara.

Le mamme ci accompagnarono in effetti, ma fino all'ingresso: poi andarono a cena, con l'ansia da una parte, però determinate a rispettare il nostro desiderio di essere libere, di sentirci grandi.

Così mia madre pronunciò due bugie per me. La prima: non entrò con me. La seconda, sicuramente l'unica scritta della sua vita: sulla giustificazione a scuola vergò con elegante calligrafia che io ero assente a causa dell'influenza.

Era il concerto dei Kiss, Bon Jovi giovanissimi al seguito, come molti che seguono i miei cassetti. Ora, i testi erano di ragazzi piuttosto bravi (a parte qualcuno audace, che non menziono) e i Kiss - non per rendere omaggio a mio padre - in quegli anni si tolsero pure la maschera.

Eppure in quegli anni ci fu la crociata contro i testi brutti e cattivi dell'hard rock in America e molti dei dischi che prendevo, ottennero un bollino-reprimenda, che incentivò le vendite tra i ragazzi. C'è un momento della vita in cui bisogna ribellarsi per sentirsi grandi e quello era un modo piuttosto indolore per molti della mia generazione. 

Arrivarono anche i Guns, che musicalmente mi piacevano molto, mentre la loro filosofia di vita non era proprio la mia.  Ma del resto, ascoltando i Doors, potevo sempre sorridere? Se uno prende alla lettera "The end", che fine facciamo? E i Beatles, per certi versi, non sono stati ritenuti pericolosi? 

Abituata ai giudizi, li sento fioccare in questi giorni di lutto dopo la tragedia della discoteca, mentre credoche dovremmo solo consolare e pregare: le indagini spettano ad altro.

Io oggi ripenso però a quel giorno di novembre, dove è andato tutto bene, grazie a Dio, come a molti altri concerti. 

Quello che ascolti, non ti uccide. Ma può fare comodo pensarlo. 



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