lunedì 19 dicembre 2011

La tolleranza pericolosa

Il sapore è brechtiano. If you tolerate this, then your children will be next.

Risento la canzone dei Manic Street Preachers e mi chiedo se io abbia provocato più danni da tollerante o da intransigente. Detesto la tolleranza, anche se le radici sono meravigliose e mi portano a Voltaire.

Quella che piacerebbe a me, è amore, carità o chiamatelo come volete. Ciò che non riesco a praticare, se non ai minimi termini. Più facile salire di qualche gradino e osservare tutti rabbiosi. Più facile in apparenza, solo che poi non ti trovi più il fegato, né il sorriso.

Vorrei amare il mondo intero, l'umanità e le altre creature che a volte sono superiori. Mica tollerarlo. Quello si chiama limitare i danni, e comunque rimanere abbarbicato al gradino.

Guarda cos'abbiamo combinato nel nostro Paese a tollerare. Noi stessi e quelli che, in un modo o nell'altro, abbiamo messo a guidare il Paese: troppi ci hanno delusi, perché troppi hanno rispecchiato noi stessi. Le nostre furberie da quattro soldi, la nostra brama di apparenze, la corsa verso il nulla, verso briciole di potere che siano un posticino in prima fila a una povera manifestazione o una sedia dorata nella stanza più importante.

Abbiamo tollerato questo, e dove siamo andati a finire? Tolleriamo ancora... che distruggano, che distruggiamo quello che abbiamo saputo costruire in questi anni. Perché c'è anche un'Italia meravigliosa, creativa e caritatevole.

Tolleriamo che distruggano e facciano del male a un numero crescente di persone, i signori mica tanto occulti della finanza. Tolleriamolo e i nostri figli saranno i prossimi.

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