venerdì 16 dicembre 2011

L'insostituibile leggerezza di una lettera

Arriva con i suoi colori carichi di calore, puntuale da 30 anni. Prima di aprirla, sai già tutto con gioia perché c'è un bollino dorato con l'indirizzo prestampato: lo stesso da 30 anni.

Il mio penfriend norvegese! Leif non ha mai interrotto il suo dialogo con me, via lettera, da quando i nostri indirizzi si sono incrociati per indicazione didattica: bisognava avere degli amici di penna con i quali scrivere in inglese. A dire il vero, gioia nella gioia, me ne sono rimasti due. Lui e Rajeev. Con quest'ultimo Facebook ci ha fatti ritrovare, grazie!

Ma ammetto che è insostituibile una lettera. Tanto più a Natale. Io guardo con ammirazione Leif, la sua costanza, la sua precisione, il suo attraversare le fasi della Vita con dolce eleganza. Con sua figlia, anche lei penfriend, sono rimasta legata sempre tramite Facebook. Con lui, appena ricevo la lettera, vorrei prendere e scrivergli a mia volta. Invece, so già che scriverò una mail, e me ne duole. Altrimenti rischio di non rispondergli affatto. Un anno è accaduto, e lui non mi ha mai rimproverato. Leif è un signore garbato, che capisce prima che tu stessa lo faccia.

Sì, Leif, ti scriverò una mail e perdonami. A parte la diffidenza cronica sui tempi postali, non voglio costringerti a decifrare la mia calligrafia che negli anni - anche se sembra impossibile - è peggiorata. Mi ricordo che una decina di anni fa scrissi a un mio amico in Francia, con tutta la buona volontà. Lui telefonò a ringraziarmi, e aggiunse: adesso mi spieghi cos'hai scritto che non capisco?

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