Vi sembravo disfattista? Torno in me. Afferro il telecomando, per dimostrare che disprezzo il pericolo. Ecco, scivola il tasto su Profondo Rosso.
Salto indietro di 33 anni. Dopo averlo visto in gita, viaggiavo in casa terrorizzata. Il mio fidanzatino di allora mi chiamava e io parlavo peggio di David Hemmings: sono in casa da sola, credo di essere in pericolo. Come se l'assassino fosse uscito dalla pellicola per venire da me.
Sarà che oggi non esiste più nemmeno la pellicola. Guardo Profondo Rosso e mi sento rassicurata. Il sangue è falsissimo, le frasi saggissime e soprattutto sai la più importante della verità: che tu propini la tua, di verità.
Se scappi in Libano, hai una chance: mica ti massacrano, anche per sbaglio.
Puoi salire su una vecchia utilitaria scassata, e non ti fermerà nessuno, perché è normale così.
Ti trovi immerso in un mare di guai, così vai a cercartene.
E' tutto quasi tranquillizzante. Quasi quasi chiamo il mio fidanzatino a dirlo. Ma lui, non c'è più. Che poi è questa la cosa che mi mette irrimediabilmente in crisi. E' tutto finito in fretta, questo universo di certezze. Quasi quasi me le riprendo.
- Liquorino?
- Non hai qualcosa di meno appiccicoso?
Notte e se le certezze vengono da Profondo Rosso.
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