Mentre sono diligente, mi tempesta la mente una canzone. Non una delle più memorabili della mia lunga colonna sonora, eppure si impossessa di me, peggio di un'epifania di Joyce.
Così frugo tra gli album rock, che bello quando si chiamavano così, album: contenevano canzoni e immagini del cuore. Ero apparentemente diligente, ma mi ribellavo ogni giorno. Non avendo una gran voce, lo facevo senza disturbare. Sembra una contraddizione, spaccare i cocci degli altri però non mi è mai interessato.
Volevo mettere in discussione me, per farmi volare più lontano: come quando a una festa afferri il protagonista e lo lanci nell'aria.
Era quel ribellarmi lì, a base di musica e no scanditi con gli occhi e con i gesti, che mi faceva essere libera.
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