Incrocio una bimba minuscola, la sua bicicletta con le rotelle la mostra ancora più piccola e fragile. I suoi codini biondi si muovono appena, concentrati a combattere le paure, in apparenza.
Pedala con una serietà da adulta, ma al contempo con una leggerezza che non so ritrovare andando indietro nel tempo.
Accanto a sé, il babbo che veglia con garbo. E un signore la incrocia e scherza: stai attenta a non andare troppo veloce, che ti ferma la polizia.
Lei si blocca e lo guarda con un'ombra di perplessità. Io penso che questo sia un concetto un po' troppo impegnativo per una bimba piccola, che sta viaggiando con la bici e le sue fide rotelle. Lei invece lo scruta e butta fuori questa frase: ma poi mi mettono in gattabuia?
Quest'ultima parola sembra rimanere conficcata nell'aria, io non so da quanto tempo non la sento. Mi appare un'espressione di altri tempi, chissà dove l'ha sentita questo essere da poco sulla Terra. Però mi fa sorridere, sorridere forte, e penso: guai a pensare che un piccolo non capisce.
Un piccolo ne sa sempre di più. Anche sulla bici con le rotelle. E ti conduce lontano, con un sorriso.
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