A 14 anni avevo tutto il diritto di sbagliare. Di piangere mentre tutti brindavano, perché io amavo il Brasile. Il suo gioco, i suoi colori, i profumi e i paesaggi che avevo vissuto solo nei racconti di mio padre.
Ho confessato nel mio libro sui secondi come avessi le scatole girate anche nella finale. Anche se la Germania non mi accendeva allora alcuna simpatia. Perché chi mandava a casa il Brasile, non poteva non essere punito.
Questa ossessione per il Sudamerica poi si è placata e stasera ascoltando il campione del mondo Bergomi a Como, sentivo quasi il desiderio di tornare sui miei passi ed espiare. Come se potessi recuperare la gioia perduta.
Ero dalla parte sbagliata. O meglio giusta.
Perché ero dalla mia parte, pronta a pagarne il prezzo. E questo spero di non cambiarlo mai, a costo di trovarmi a singhiozzare sola sul divano, mentre tutto attorno infuria l’euforia.
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