giovedì 19 marzo 2020

Agli angeli non serve la luce

Ha fatto bene il mio sindaco, come già altri avevano deciso, a chiudere i cimiteri. In queste settimane - che non so nemmeno quantificare più - dal primo decreto, mi sono imposta di non andarci e so quello che mi è costato. Ma ci sono regole da osservare e anche se per me  dire una preghiera davanti alla lapide di papà, è più importante di comprare il pane, vi ho rinunciato.

Questa battaglia contro il coronavirus è immane, spaventosa e lo è soprattutto per colpa nostra. Sappiamo sempre cosa fare, specialmente quando non sappiamo niente.  Ma non voglio unirmi al coro di invettive, di questo sbirciare sempre dentro le vite degli altri, sapendo ancora di più di quello che si ostenta a proposito di un virus maledetto.

È che stasera avevo un pensiero, una di quelle fitte che si insinuano e non sai come cacciarle via. Avevo cambiato il lumino a papà con uno provvisorio e chissà se funzionerà bene. L'idea di lasciarlo al buio, in un mondo già così oscuro, mi turba in queste notti dove il silenzio profondo e i rumori scardinanti convivono.

Lo so che è un'idea infantile, ma ci vuole una persona amica che già amici ha perso per questo virus, a scioglierla. Lei che andrebbe consolata, posa questo delicato promemoria sulla mia mente stanca.

Agli angeli, non serve la luce.

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