mercoledì 18 marzo 2020

Quel che è troppo

Che poi ci sei anche riuscita, in qualche maniera bizzarra o mezza sfatta, a gestire rumori e silenzi, notizie e vuoti.

Hai radunato le tue azioni così sconclusionate da indirizzarle a una parvenza di meta e hai costellato la giornata di razionalità, una tela rigorosa in cui fingevi di non vedere sfacciati squarci.

Poi la fila di bare, sui camion militari. I camion militari, così, non li vedevi da qualche vita: ti viene in mente il loro cammino in Grecia, quasi trent'anni fa, quando gli scioperi rendevano impossibile muoversi ad Atene.

Ma qui scioperano la vita, il destino, la giustizia, la pietà, tutti insieme.

E se già questo è troppo, neanche definibile, mi viene in mente un'altra cosa: che oggi ho quasi sgridato degli amici di mio padre, perché non adottavano le debite precauzioni. Per la seconda volta in due giorni, ho quasi alzato la voce con degli anziani. L'ho fatto per il loro bene, ma anche questo mi sembra troppo, troppo. Io che ero la ragazzina che arrossiva a un'ombra di rimprovero, e persino a un complimento...

Quel che è troppo, mi schiaccia contro la parete della notte.

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