lunedì 20 luglio 2015

La Germania, Heine e come finiremo sulla rupe

Il tormentone di moda sui social afferma lapidario che la Grecia ci ha dato tutto, la Germania nazismo e guerre.

Mi devo essere distratta al liceo e aver capito male, proprio male. E devo essere stata ancora più disattenta, quando ho vissuto in Germania. Quando ho studiato, quando sono caduta sul dialetto più ostico del mondo e facendo il verso ai miei amici li ho dolcemente costretti a parlare hochdeutsch. Quando anni dopo con Marianne abbiamo cercato di unire il mondo alla città, mischiando gioiosamente le barriere.

Frammenti in cui però voglio usare un filo rosso letterario. Come se la letteratura fosse separata dalla vita.

Io so cosa mi ha dato anche la Germania. Ad esempio, mi ha dato uno splendido Heinrich Heine. Fuggito, ma determinante, poetico e ironico. Capace di iniziare una delle più belle ballate del mondo con una frase di incertezza: non so cosa significhi questo sentirmi così triste.

Perdonami, io oggi lo so. Sono triste delle cavolate che leggo, dei qualunquismi, del mettere uno contro l'altro in Europa (quando l'Europa scomparirà se continuiamo così, e non per i cattivoni di turno, ma per l'ignavia di ciascuno di noi) come se attorno avessimo un mondo benevolo che vuole solo coccolarci.

Oh sì, lo so cosa mi renda così triste. Che ci comportiamo come idioti.

E mi fermo, indignata e innamorata di ciò che potremmo essere. Come tanti anni fa, mi fermo all'esitare della barca sul Reno e canto l'unica poesia tedesca che io conosca a memoria.

Una favola di altri tempi, un richiamo al nostro presente: c'è un'insenatura pericolosa che stiamo avvicinando e su quella rupe c'è la Loreley. E' meravigliosa, con capelli d'oro e voce invincibile.

Si chiama dabbenaggine, si chiama qualunquismo, si chiama seguire l'onda.

Continuiamo a fissare lassù e sentirci abili marinai. Quando ci accorgeremo che c'è anche un'altra riva, un altro punto di osservazione e forse dovremmo remare tutti dalla stessa parte, la Loreley si sarà già beata del suo risultato, temo.


La rupe è lì ad aspettarci. Possiamo finirci contro in scioltezza, se continuiamo a dividere i buoni e i cattivi in Europa. Chiunque siano i buoni e i cattivi.

1 commento:

  1. Mi astengo da commentare oltre i tuoi ricordi e il frutto delle tue esperienze, anche in Germania ci sono, come in tutti i popoli, i violenti, con o senza legge. Per semplificare ti dico che mio papà è stato in campo di concentramento in Germania, ha perso venti chili in due mesi, ha trovato asilo e amicizia direttamente tramite il gioco degli scacchi con il comandante del campo per distrarlo durante i bombadamenti che ogni notte colpivano le zone industriali in Renania.
    Mio papa è tornato con la scorta di un soldato della Wermacht, e non ha mai odiato per questo i tedeschi. Io ho avuto amici ed amiche, ho lavorato in collaborazione e ho mangiato e bevuto con sincera amicizia per tanti anni.
    Capisco quindi le tue riflessioni e posso condividerle, con ragione e con piacere e a volte invito alla semplificazione di regole e problemi, anche in ingegneria. La stirpe italiana ha in più la fantasia e creatività, il tedesco ordine e disordine da letteratura e da carattere...

    Ciao. Condivido la conclusione: La rupe è lì ad aspettarci. Possiamo finirci contro in scioltezza, se continuiamo a dividere i buoni e i cattivi in Europa. Chiunque siano i buoni e i cattivi.

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