domenica 22 gennaio 2017

Nel frattempo, gli alpini

Consulto nervosamente il meteo pensando alla minaccia della neve per i miei almeno cento chilometri quotidiani. Poi guardo i muri bianchi che si abbattono su chi già è ferito dal terremoto e sento tutta la mia ignavia.

Non è finita. Che cosa faccio per questi miei fratelli? Per le creature tutte che laggiù stanno pagando un prezzo troppo alto? Smanetto su Facebook? Faccio proclami impalpabili? Dico una preghiera mentre mi addormento, una preghiera che lascio a metà come troppi miei propositi? O mi decido a fare qualcosa, fino in fondo?

I miei alpini sono già arrivati, nel frattempo. Franco Montalto gira le foto per documentare. Per mostrare che c'è qualcosa più forte della neve, del silenzio che schiaccia, della paura. E' un coraggio taciturno, che sfreccerebbe via senza farsi notare se qualche voce non lo raccoglie. E anche qui, non per celebrarlo - quello è capace di scappare, schivo com'è - bensì per raccontare cosa si può fare. Cosa accade, più forte di ciò che lasciamo accadere.

I miei alpini, tra gli angeli più deliziosamente testardi della mia città, mentre parliamo sono già là. Castellalto, ma quanti altri nomi ci possono essere: un unico grande volto da accarezzare. Don Gnocchi lassù, fiero di loro. Noi quaggiù qualcosa dobbiamo fare accanto a loro, oltre a perderci nel sentiero delle parole.


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