Interrompo la corsa nel sagrato della chiesa: dove avevo parcheggiato pochi giorni fa nel dire addio a una persona cara, c'è un piccione che sembra dormire.
Sembra dormire. Sembra morto. Tutto sembra, in questa incertezza di umanità.Ma non posso illudermi troppo oltre e lo fisso senza sapere cosa fare. Finché arriva un signore anziano, che ci guarda entrambi, perplesso.
Io mi sento dire: credo sia morto, mi spiace lasciarlo lì sul selciato, con le auto che possono straziarlo.
Lui annuisce: va spostato.
E io confesso: non sono capace.
Allora il signore si china e lo prende per un'ala, lo solleva senza troppi pensieri, eppure mi appare una cerimonia così piena di riguardi. Soprattutto quando il piccione scivola sull'erba soffice.
Una sepoltura semplice, anche se sotto terra non va: baciato dal sole e da un gesto rapido, non frettoloso.
Una pietà lieve, come talvolta sappiamo dimostrare persino noi.
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