mercoledì 6 dicembre 2017

Registrare il Michele

Buttiamo le colpe addosso alle prime avvisaglie di atmosfera natalizia. Alle case della mia immensa famiglia che si aprono, si pregustano.

Fino agli ultimi anni, quando rimaneva un'isola di saggia felicità: andare a trovare Anna e Michele. Erano i cugini di papà, quelli che l'hanno sempre amato in ogni sorte, non lasciandogli mancare mai una visita. Figurarsi a Natale…

Allora torno a Natale, ma anche ai giorni d'estate, con l'orto che reclama attenzione da Michele. Ma lui resta con noi. Lo sguardo dolcemente esigente di Anna, fino all'ultimo istante. E suo marito che parla.

Io in quei momenti lo so bene, che dovrei registrarlo. Per la sua saggezza, le storie che mi svelano tanto della mia città e dell'umanità. Per la precisione, il linguaggio perfetto, la voce strepitosa.

Oggi penso: bisognava registrare il Michele, permettere a tutti di sentirlo, per sempre.

Poi mi arrendo: l'ho sentito io, e pochi o molti altri, il Michele. E siamo stati così fortunati, che io sento il bisogno di parlarne.

Registrare il Michele, non si poteva. Cercare di imparare, briciole dalla sua immensa storia, sì.

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