Nello scampolo di giardino libero resistono sprazzi di neve e il bambino accorre facendone scorta. Plasma delle palle per tirarle e lanciarsi in un gioco scatenato.
I miei occhi frugano attorno, alla ricerca dei suoi compagni di gioco, ma non riescono a individuarli. È una nonna che compare sul balcone a dare corpo ai miei dubbi, ma lo fa con una gentilezza che vuole attenuare il malessere: «Hai trovato altri ragazzi che giocano con te?».
Il quesito sembra sferzare il ragazzino, che esita come se fosse stato scoperto. È riuscito a impastare le palle di neve, ma non sa a chi scagliarle. Questo mi ricorda i giochi solitari di quando ero bambina, figlia unica, e in un modo o nell'altro i compagni di gioco me li trovavo, al limite me li inventavo.
Questo mi ricorda la situazione attuale di molti di noi. Non sappiamo a chi tirare le palle di neve, con chi ridere, piangere o scherzare senza appoggiare la testa sulla spalla o tendendo una mano. Nei momenti più bui, chiusi tra le nostre pareti, e anche la neve dei sogni si dirada, quando non possiamo sorridere a qualcun altro e confidarglieli.
Eppure possiamo sempre trovare, inventarci, scoprire a chi tirare le palle di neve.
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