Chi apprezza, difende non arroccandosi ma creando, valorizza dove vive, ha il mio rispetto. E il mio affetto. Da lui imparo, con lui medito, porto le sue riflessioni nei miei luoghi, tra le mie radici.
Sono felice del confronto con una voce impegnata, innamorata del suo Veneto. Manco da qualche anno, a dire il vero l'ultima tappa in quella terra risale a un magico concerto dei Kiss all'Arena di Verona. Tra i ricordi più lontani, una magica estate che studiò papà, con due tappe importanti.
Una bella e doverosa, a Castelfranco. Voleva andare a salutare una donna speciale, che si stava congedando. Quando ero piccolissima, mi aveva ricoperto di bambole e ogni momento nella sua casa era una gioia, rammento lei, il marito, la mamma simpaticissima. E un tenda verde. Che strano, conservare quell'immagine. Dopo la morte del marito, la Fata delle bambole tornò nella sua terra con la mamma, ma poi si ammalò. In via eccezionale, papà non mi portò solo dalla famiglia che ci accolse con mille prelibatezze e attenzioni, nonostante il momento difficile, ma anche all'ospedale; di solito, lui non voleva che io andassi dalle persone ricoverate, per proteggermi dal dolore.
Così ho un ricordo bello anche di un luogo triste, perché c'era un'infermiera che a tutti noi apparve come un angelo. A me ricordava la bambola con cui spesso giocavo, l'amica di Barbie, e ciò mi fece sorridere.
Salutata la nostra amica, papà ci portò a Cortina per qualche giorno. Lì il cielo ci scrutava amichevole da vicino e io pensai che gli angeli sono impegnati a correre su e giù per una scala invisibile, ma non trascurano mai di fermarsi per prendersi cura di noi.
Come potremmo prenderci cura della nostra terra, della sua bellezza, nascosta o sfacciata, nel tempo
che ci è dato qui.
Grazie @Venetissimo di questo viaggio.
Nessun commento:
Posta un commento