In farmacia regna una coda tetra. Mi ribello e cambio farmacia, così me ne trovo una peggiore. Siccome non ci vado quasi mai, mi imbrano anche a pigliare il biglietto e una signora con qualche anno più di me mi aiuta.
Per superare l'umiliazione mi concentro sull'osservazione. Cribbio, ma cosa avranno da stare così a lungo alla cassa. Si arriva, si chiede il farmaco, si paga, si va. Operazione da tre minuti.
Tuttavia, devo essere buona e ragionevole e mi limito a dare una spolverata al mio ego, prefigurandomi la mia permanenza da paziente e cliente ideale. In due minuti sbrigherò tutto con il sorriso, beccandomi sorrisi e complimenti sussurrati dagli altri.
Il mio turno. Evvai. Pastiglie per la gola, olè. E lo sciroppo, quello... Ah non c'è? Va bene quell'altro. Ah ma prendo già le bustine di quel tipo. La deliziosa giovane chiama la farmacista per un consulto. Dopo un intenso dibattito, prendiamo uno sciroppo diverso ancora. Mi deve pure cambiare il conto.
Preferisco non guardare l'orologio, né i volti degli altri clienti per individuare riconoscenza. La coda insopportabile, una questione di prospettiva.
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