Nel parco del castello le bancarelle e la folla sembrano regnare su tutto e le piante sono rese timide dal loro vociare, come dall'autunno.
Ma poi compare lui, l'albero che splende. Assomiglia a una pioggia d'oro, quella pianta magica che avevamo tanti anni fa in collina; sarà dieci, forse venti volte lei però, e non è primavera.
Le sue foglie gioielli che brillano anche nella sera ed è come se il creatore avesse lì riversato la sua generosità con particolare forza. E l'albero d'oro, invece di starsene per conto suo ad ammirarsi, è così riconoscente che ci chiama. Non per ricevere, ma per condividere. E per strappare un nostro grazie nella luce d'autunno.
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