mercoledì 7 febbraio 2018

Parole come treni

Salgo in treno e sembra un momento tranquillo. C'è una studentessa con la testa negli esami. E sorrido.

Poi lei salta su, perché vede una sua compagna, che forse ha appena visto. Strilla: ma sei…? Vorrebbe insultare e usa un termine che si riferisce invece a una sindrome. Una sindrome per cui non si è affatto scemi come sembra pensare lei.

E mentre se ne va, sento questo tumulto dentro.

Le parole sono come treni. Se scendi alla mercé dei loro binari, ti travolgono.

Lei è lontana, ma i miei vicini stanno parlando di un collega. Ed ecco che viene bollato volgarmente per il suo orientamento sessuale.

Parole come treni. Schizzano via e noi colpevoli di ciò che non sappiamo fermare.


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