Poi lei salta su, perché vede una sua compagna, che forse ha appena visto. Strilla: ma sei…? Vorrebbe insultare e usa un termine che si riferisce invece a una sindrome. Una sindrome per cui non si è affatto scemi come sembra pensare lei.
E mentre se ne va, sento questo tumulto dentro.
Le parole sono come treni. Se scendi alla mercé dei loro binari, ti travolgono.
Lei è lontana, ma i miei vicini stanno parlando di un collega. Ed ecco che viene bollato volgarmente per il suo orientamento sessuale.
Parole come treni. Schizzano via e noi colpevoli di ciò che non sappiamo fermare.
Nessun commento:
Posta un commento